"Mia moglie Leda era morta cinque anni prima, i figli in ordine di età erano: Michele (Micio), Cristina (Tia), Giovanna (Giò), Andrea e Anna. Fino a questo punto avevo badato a che facessero onorevolmente le scuole elementare e media.
Li portavo con me a Milano a fare televisione e all’estero a fare organizzazione per la Tecno; abitavamo allora una piccola casa col giardino vicino alla strada di Chiasso, e loro avevano anche giocato moltissimo, a piedi e in bicicletta, coi ragazzi della via Sacchi.
Michele lavorava già fotografia nello studio di Aldo Ballo a Milano, Cristina e Giovanna mi aiutavano in casa. Forse un laboratorio di cinema a Monte Olimpino li avrebbe coinvolti tutti, invece delle scuole superiori.
I miei figli e figlie lavorando cambiavano:
il Micio cresceva sul lavoro, serio, quasi burbero coi fratelli; ad Andrea che gli veniva dopo nell’uso degli attrezzi e delle macchine spiegava ben poco a parole, credo che il suo metodo fosse che ciascuno il mestiere se lo imparasse da sé più che poteva, che è il meglio.
La Tia, capelli rossi, lavorava quasi per ridere, discuteva ridendo, si arrabbiava anche, ma il piglio era di capire e senza fare tante storie.
La Giò, che aveva intorno il Mauro e con lui faceva lunghissime telefonate, era del tutto concreta e seria nel fare i conti, ed esercitava quasi inavvertita una critica senza preconcetti su tutti i film che uscivano dal laboratorio.
Andrea assimilava bonariamente ma irreversibilmente le informazioni che da sé si forniva lavorando, fossero i watt di una lampada o i numeri del fuoco, la pancia di un cronometro o di un esposimetro.
La piccola Anna aveva dodici anni nel 1964 e andava anche a scuola, non aveva problemi a lavorare (lavorava poco) se non si annoiava nelle pause, le veniva o fame o sonno; è poi passata direttamente alla cinepresa, prima su imitazione e subito dopo per conto suo.
Al di là del lavoro, ciascuno di loro cresceva e cambiava nella propria vita, e a me sembra che anche per questo vivere sulla collina di Monte Olimpino fosse un bene."
(Marcello Piccardo, "La collina del cinema" , Nodo Libri)